L'Europa, gli Stati Uniti e 15 Paesi africani riuniti nell'Organizzazione Economica dell'Africa Occidentale, ECOWAS, si schierano contro il golpe in Niger. La prima misura adottata da tutti è quella delle sanzioni economiche, che per uno dei Paesi più poveri del mondo e quasi totalmente dipendente dagli aiuti internazionali, possono essere devastanti. Ma la deposizione e l'arresto del presidente Bazoum, regolarmente eletto due anni fa ed alleato degli occidentali, preoccupa moltissimo Bruxelles, Washington e Parigi, che lì ha una forza militare di 1.500 uomini. Il Niger insieme al Ciad, fortemente destabilizzato, però è l'unico Paese della fascia a Sud del Sahara, politicamente vicino all'Occidente. I vicini Mali, Burkina Faso e la Repubblica Centrafricana, hanno tutti i regimi sostenuti dalla forza paramilitare russa Wagner. Sempre sulla stessa fascia, ad Est, il Sudan è nel pieno di una guerra civile dove sono anche lì attivi i paramilitari russi. Il Niger è il Paese di snodo di tutte le principali rotte migratorie che vengono dai Paesi dell'Africa subsahariana, ed è un'importantissima riserva di Uranio cui attinge la Francia. Inoltre è, come i vicini, minacciato e attraversato da gruppi di jihadisti di Al-Qaeda e dello Stato Islamico. I Paesi africani dell'ECOWAS hanno dato una settimana di tempo ai golpisti per liberare il presidente e ristabilire la legalità, altrimenti minacciano l'intervento militare. Il capo della diplomazia europea Borrell e il suo collega americano Blinken, hanno appoggiato totalmente l'ultimatum. La Francia, la cui ambasciata ieri è stata assediata da un centinaio di manifestanti pro russi, secondo i golpisti tramerebbe un intervento militare. Rimane la Russia, che invece esprime soddisfazione per quanto sta avvenendo. Dovesse assumere il controllo anche del Niger, tramite la Wagner, sarebbe in grado di aprire e chiudere i rubinetti di importanti risorse naturali, delle rotte migratorie e di controllare le azioni jihadiste che passano per quella zona di mondo. Sarebbe in grado, insomma, di minacciare e condizionare l'Europa anche da Sud.