Era evidente da giorni, ora è innegabile. Le Forze di sicurezza israeliane si stanno preparando a iniziare l'operazione di terra a Rafah. Sarebbe tutto pronto, mancherebbe solo l'ok politico di Benjamin Netanyahu, che nonostante gli appelli della comunità internazionale e il pressing dell'amministrazione americana di Joe Biden per non superare quella che per la Casa Bianca è una chiara linea rossa, mantiene il pugno duro nella convinzione che l'offensiva nella parte più a sud della striscia di Gaza al confine con l'Egitto sia la chiave per raggiungere la vittoria totale perchè volta ad eliminare gli ultimi quattro battaglioni di Hamas. E non sembra un caso che il movimento islamista palestinese diffonda per la prima volta dopo mesi, il video di uno degli ostaggi, Hersh Goldberg-Polin un ragazzo israelo-americano di 23 anni che denuncia la negligenza del Governo israeliano nei confronti degli ostaggi e chiede che si agisca per il suo rilascio. L'ennesimo tentativo dei miliziani di manipolare l'opinione pubblica e che suona come una risposta alla minaccia israeliana di tirare dritto contro ogni auspicio internazionale nell'attacco a Rafah. Mentre la Commissione Europea chiede l'avvio di un'indagine indipendente sulle fosse comuni scoperte nei principali ospedali della striscia per la possibilità che siano state commesse violazioni dei diritti umani internazionali, si accende il fronte nord con il Libano dove gli scontri a fuoco tra gli uomini armati di Hezbollah, movimento sciita libanese alleato dell'Iran, e l'esercito israeliano si sono intensificati in una mossa che potrebbe segnare un nuovo livello del confronto, in seguito anche alle dichiarazioni del Ministro della Difesa israeliano Yoav Galant che assicura che la IDF ha eliminato la metà dei comandanti del partito di Dio nel sud del Libano.