L'attacco a Rafah che ha provocato oltre 40 vittime, tra cui molte donne e bambini, e almeno 180 feriti per il premier israeliano Benjamin Netanyahu è stato un tragico incidente di cui rammaricarsi. L'IDF chiarisce di aver effettuato un raid mirato su un compound di Hamas e aver ucciso due alti comandanti del movimento islamista palestinese, nel quartiere di Tel Hal-sultan parte nord-occidentale della cittadina più a sud della striscia di Gaza. Il bombardamento poi avrebbe causato un incendio che si sarebbe propagato nel campo profughi vicino al quartiere generale dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Mentre la procura militare israeliana è pronta a portare avanti un'indagine sull'attacco, Ramallah accusa lo stato ebraico di prendere deliberatamente di mira le tende degli sfollati in quello che ha definito un atroce massacro. La ferma condanna arriva anche dall'Europa, dall'Egitto, dalla Giordania e dalla Turchia che accusano Israele di non rispettare la decisione della Corte Internazionale giustizia dell'Aja che solo venerdì aveva ordinato allo stato ebraico di fermare l'operazione militare a Rafah. Un'offensiva che preoccupa da mesi l'intera comunità internazionale perché stipati in più di 60 chilometri quadrati ci sono ancora circa 700mila palestinesi che non saprebbero dove andare; perché trovare un posto sicuro all'interno di un in clave Dov'è il 70% degli edifici è completamente distrutto è diventato difficile se non impossibile. Persino la Casa Bianca si muove, esortando il suo alleato ad operare nella striscia con più attenzione evitando di colpire i civili. Eppure a pagare il prezzo più alto di questa guerra, che non accenna a placarsi, è proprio una popolazione allo stremo. Nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale per cercare di riprendere al più presto i negoziati per una tregua. Hamas ha fatto sapere ai mediatori che non si siederà al tavolo delle trattative fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco permanente all'interno della striscia di Gaza.