Da New York a New Delhi, il mondo si riunisce ancora per provare a capire come fermare la guerra in Europa. Al G20 dei ministri degli esteri, quello dei capi di Stato e di Governo si terrà a settembre, arrivano 40 paesi e non si prevedono colpi di scena, solo la conferma di una spaccatura: Stati Uniti e alleati da un lato, Russia e satelliti dall'altro. Il segretario di Stato americano Blinken si troverà davanti, durante i lavori assembleari, il suo omologo Russo Lavrov, per la prima volta negli ultimi 14 mesi, ma non avrà con lui incontri riservati, così come non ci saranno faccia a faccia con il ministro cinese. Mentre a Mosca il Parlamento approva una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi scredita le forze armate e paramilitari, Pechino incassa il sostegno della Bielorussia al suo piano di pace per l'Ucraina, ritenuto inaccettabile da Europa e Stati Uniti perché non prevede il ritiro degli invasori. Lukashenko, storico alleato di Putin, è stato ricevuto dal Xi Jinping, che con il Cremlino stringere legami sempre più di convenienza, predicando l'abbandono di quella che definisce mentalità da guerra fredda. In un comunicato congiunto chiedono: cessate il fuoco e negoziati, ma non dicono come. Intanto però la Finlandia, che è al confine con la Russia sta tirando su un muro, approva, con larghissima maggioranza parlamentare, l'adesione alla NATO. A Sud invece potrebbe essere prorogato l'accordo in scadenza a metà mese mediato da ONU e Turchia per l'esportazione del grano dai porti ucraini. I russi controllano il mar Nero, dove incrociano 17 unità della Marina Militare comprese cinque lanciamissili, ma Lavrov ha dato le sue garanzie. A terra, l'esercito di Mosca ormai ha accerchiato la città orientale di Bakhmut, dove sono ancora 4500 civili, i soldati ucraini sono finora riusciti a difenderli, ma per evitare un altro massacro stanno valutando una ritirata strategica.