A due anni dall'inizio dell' invasione russa, in Ucraina le cose non potrebbero andare peggio. L'esercito russo ha appena conquistato Avdiivka, una delle città più fortificate dell'intero Donbass, dove gli ucraini sono costretti a ritirarsi. E se non arrivano le armi e le munizioni al più presto, soprattutto quelle americane, la Russia potrebbe sfondare in diversi settori della linea del fronte, da Kharkiv a Vulhedar. I bombardamenti aerei sono ancora quotidiani. I più recenti hanno colpito Dnipro e Odessa, ma l'esercito di Kiev non ha più armi per rispondere al fuoco né proiettili di contraerea per abbattere i missili e i droni in arrivo. L'economia ucraina è devastata da due anni di conflitto. Non solo per i quasi 500 miliardi di dollari di costi di ricostruzione che il paese dovrà affrontare, ma anche perché il 20% del territorio caduto in mano russa, cioè cioè Crimea, Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, è anche quello più ricco di materie prime e attività industriali, dalle miniere del Donbass alle acciaierie di Mariupol, dalla centrale nucleare di Enerodar, la più grande in Europa, alle coste turistiche della Crimea. C'è poi l'impoverimento demografico con 6 milioni e mezzo di profughi fuggiti dal paese e 3 milioni e mezzo di sfollati interni. Dai 52 milioni di abitanti del 1991, l'Ucraina è passata agli attuali 37 milioni e senza prospettive di crescita future, visto che i migliori giovani di questa generazione stanno morendo al fronte e molti altri dovranno farlo, non appena passerà il nuovo decreto sulla mobilitazione generale. L'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea o nella Nato sembra adesso lontano e improbabile. Mentre l'afflusso dei prodotti agricoli ucraini sul mercato europeo ha già incontrato l'ostilità dei contadini polacchi e romeni, cui se ne aggiungeranno presto altri. Gli alleati, a parole, continuano ad appoggiare l'Ucraina e Zelensky e a dire che una vittoria di Putin è inaccettabile. Ma nei fatti la Russia vince, avanza e non è chiaro quanto voglia ancora proseguire. A sentire Medvedev, ex presidente e megafono del "putinismo" potrebbe ancora essere necessario conquistare Kiev.