Non si hanno dettagli ma, per così dire, solo titoli e già di per sé dicono molto. Il primo è che si tratta del primo colloquio tra Xi e Zelensky dall'inizio della guerra in Ucraina. Già da sola questa notizia è molto significativa: vuol dire che il "dragone" si è deciso ad intervenire nella guerra e lo ha fatto con un passo clamoroso. Un segnale chiaro di stanchezza su un conflitto che nelle previsioni di Putin sarebbe dovuto essere breve e che invece si è rivelato lungo e costoso con pesanti ricadute anche sull'economia cinese. Di qui il secondo titolo che chiarisce la posizione di Pechino: siamo sempre stati a favore del dialogo, i colloqui rappresentano l'unica via d'uscita. Insomma Xi, come sempre, non si è sbilanciato ma in quel contesto suona come una perdita di fiducia nei confronti del suo amico russo che spera in una vittoria finale. Ipotesi che il Presidente cinese esclude con la terza battuta quando ribadisce che in caso di nucleare nessuno potrebbe vincere. Le variabili sono poi molte, di qui a poche settimane la situazione sul campo potrebbe variare. Ma sono parole significative che non impattano sulle realtà quotidiana della guerra con Bakhmut al centro di scontri violenti e l'avanzata russa lenta ma costante. Anche se oramai si attende la controffensiva ucraina data per imminente quando non è chiaro: gli ufficiali si limitano a un laconico 3-6 settimane, più che altro una volta che il terreno si sarà asciugato e quindi a primavera avanzata. Nel frattempo in Ucraina il giorno della memoria il 26 aprile del 1986 nel suo territorio si consumò la più grave tragedia nucleare con la fusione del reattore n.4 della centrale di Chernobyl. Era gestita dall'Unione Sovietica ed è certamente una memoria condivisa che non avvicina le parti in causa.