L'Unione Europea sta con l'Ucraina senza se e senza ma. Per questo con una visita volutamente simbolica nel primo giorno del loro mandato il neo Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, l'alta rappresentante per la politica estera europea Kaja Kallas e la commissaria all'allargamento Marta Kos, sono voluti andare a Kiev ad incontrare il presidente Zelensky e a mandare un messaggio molto chiaro: "Sosteniamo l'Ucraina dal primo giorno e siamo pronti a darle il nostro pieno sostegno militare, finanziario e politico." Al di là dei proclami di facciata la visita si inserisce nel quadro di un sostegno effettivamente incrollabile da parte dell'Unione Europea a Kiev, anche se poi dal punto di vista militare sia Kiev che Bruxelles sanno benissimo che non si può prescindere dagli aiuti americani. E il prossimo arrivo di Trump alla Casa Bianca con l'incertezza sul suo supporto all'Ucraina preoccupa chi è al fianco di Kiev dall'inizio. Da questo punto di vista è particolarmente forte la posizione di Kallas, ex premier dell'Estonia, uno dei Paesi più propensi a dare a Kiev tutto quello che serve, sia per la vicinanza geografica alla Russia sia per il passato sotto alla dominazione sovietica. Sull'eventuale invio di soldati europei in Ucraina la nuova responsabile della diplomazia europea ha detto di non voler escludere nulla spiegando che l'Europa potrebbe avere un ruolo se si arrivasse a un cessate il fuoco e servisse farlo rispettare. L'Unione europea vuole che l'Ucraina vinca questa guerra: "Faremo tutto il necessario per riuscirci." Sul campo la situazione però resta molto difficile per l'Ucraina con la popolazione colpita da continui blackout dopo gli intensi bombardamenti sulle strutture energetiche degli ultimi giorni e i russi che con un ritmo quasi quotidiano annunciano la conquista di altri villaggi e cittadine in Donbas, mentre agli ucraini continuano a mancare i soldati da mandare al fronte.