Putin vola fino alla regione di Kherson, incontra i generali e le truppe russe, regala loro icone per la Pasqua ortodossa e, tornando indietro, passa per Lugansk, visitando per la prima volta due delle regioni ucraine che la Russia occupa parzialmente, ma che ha annesso lo scorso anno con una decisione unilaterale, non riconosciuta a livello internazionale. Dopo quella del 19 marzo a Mariupol, la visita a Kherson è la più importante dall'inizio della guerra, perché Kherson è una delle regioni dove la controffensiva ucraina è stata più efficace, respingendo i russi oltre il fiume Dnipro. Ma la città di Kherson, una volta liberata, è anche stata quotidianamente sotto il fuoco dell'artiglieria russa, che ha consolidato le proprie posizioni al di là del fiume. Andarci, come farsi vedere a Mariupol un mese fa, significa per Putin mandare all'esterno un segnale della propria forza; ma il messaggio del leader che, serenamente, incontra i militari in zona di guerra serve, soprattutto, a tranquillizzare l'audience interna ancora largamente favorevole al leader e ad alimentare il mito della forza del presidente. Kherson è una delle regioni che più sta soffrendo in questa guerra. La popolazione è stata forzata a spostarsi più volte verso la Crimea e verso la madrepatria, e da Kherson arrivano molti dei report ucraini sui rapimenti dei bambini, che hanno fatto guadagnare a Putin il mandato di cattura della Corte Penale Internazionale dell'Aia. Intanto sul fronte interno, dopo il pugno duro mostrato ieri dai giudici nei confronti dell'oppositore Vladimir Kara-Murza, condannato ad una pena record di 25 anni con l'accusa di alto tradimento per essersi opposto, con le parole, alla guerra in Ucraina, oggi è il turno dell'udienza di appello per il giornalista del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, accusato di spionaggio. Inutili, finora, gli appelli occidentali per la sua liberazione.