Yocheved Lifschitz, 85 anni, saluta e tende la mano ad uno degli uomini di Hamas che l'ha tenuta ostaggio più di due settimane, quando viene rilasciata con Nurit Yitzhak Cooper di 79 anni. Sono le utime due donne liberate da Hamas. Lo sguardo provato, arriva in sedia a rotelle all'esterno dell'ospedale di Tel Aviv dove è stata visitata dopo la liberazione. Racconta cosa ha vissuto e lo shock che non potrà dimenticare nel vedere tutti quegli uomini attraversare la recinzione di confine, una recinzione che, dice, è costata circa sei milioni di dollari e che non è servita a nulla. È stata portata via a bordo di una moto, racconta, è stata colpita più volte con un bastone mentre veniva spinta all'interno di una rete di tunnel. Una volta entrati a Gaza i rapitori l'hanno tranquillizzata dicendole che non l'avrebbero fatto niente. Crediamo nel Corano, le loro parole. Ha riferito di celle pulite e di sequestratori che sono presi cura degli ostaggi in ogni dettaglio, il cibo, formaggio e cetrioli era lo stesso per tutti. Un rapitore ogni cinque ostaggi era la proporzione, ricorda ancora. E la figlia commenta: mia madre è un raggio di luce nella nostra oscurità. Nelle mani dei rapitori restano i mariti delle due donne. Oded, il marito di Yocheved, dell'impegno ad aiutare il popolo palestinese ha fatto una missione. Giornalista, parla arabo, da decenni lavora per la pace e per i diritti dei palestinesi, li accompagna negli ospedali israeliani quando hanno bisogno di cure. Nella sua storia c'è anche la difesa, nel 1972, dei diritti dei beduini espulsi dalle loro case a sud di Gaza e la denuncia del massacro nei campi profughi palestinesi di Beirut. Sono quattro gli ostaggi liberati finora, tutte donne. La speranza è che la mediazione qatarina ed egiziana possa riportare a casa anche gli altri.