"Non possiamo perdere decine di migliaia di persone per la Crimea, potrebbe essere recuperata attraverso la diplomazia". Alla fine Zelensky ha rotto quel che fino a poco tempo fa era considerato un tabù: l'Ucraina non rinuncia a recuperare la penisola annessa dalla Russia nel 2014, ma non intende seguire la via militare in via esclusiva, che in altre parole un'apertura negoziale. Un parziale cambio di rotta che giunge nel giorno in cui la Russia, secondo Kiev, ma senza conferma da parte di Mosca, lancia il primo missile intercontinentale. "La Russia usa la Crimea come cavia per sperimentare nuove armi", aggiunge il numero uno di Kiev, stemperando l'apertura. Si tratta di un'ulteriore escalation che fa il paio con le ultime scelte molto aggressive della politica occidentale sul versante militare. Perché il lancio del missile giunge non solo nell'immediato del via libera americano nella fornitura di mine antiuomo, una scelta fortemente criticata dalle organizzazioni umanitarie, e non solo, si fa notare infatti che secondo l'ultimo rapporto dell'ONU, l'Ucraina oggi è già il Paese con il maggior maggior numero di mine al mondo. Piuttosto, è la replica al primo impiego, da parte ucraina, dei missili britannici Shadow sul territorio russo. Missili meno duttili degli Atacms, ma che possono colpire in profondità, fino a 250 chilometri. Intanto, mentre dal campo giungono i report di continui raid aerei russi, in gran parte intercettati secondo Kiev, scoppia un'altra mina diplomatica: l'apertura la scorsa settimana a Redzikowo, in Polonia, di una base americana nell'ambito del sistema antimissile della NATO. "Questo", ha affermato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, "è francamente un altro passo provocatorio in una serie di azioni altamente destabilizzante degli americani e dei loro alleati della NATO nella sfera strategica".