È ufficiale: venerdì il Presidente Vladimir Putin, parteciperà alla cerimonia per la firma dei trattati sull'annessione dei nuovi territori della Russia. L'ha annunciato la voce ufficiale del Cremlino, Dmitrij Peskov, parlando all'agenzia RIA Novosti. In linea con questo attivismo sono praticamente conclusi i preparativi per la grande celebrazione che avrà il suo clou con il discorso del Presidente stesso. Sui pannelli del palco, allestito sulla Piazza Rossa, si può leggere il benvenuto a Lugansk, Donetsk, Zhaporizhzhia e Kherson nella Novarossija, la Nuova Russia, tutto affiancato allo slogan “Insieme per sempre!”. E però, intanto, si allunga la lista dei leader internazionali che dichiarano di non riconoscere l'esito delle consultazioni svolto in Ucraina, ultimo in ordine di tempo, il Presidente del Consiglio italiano Draghi. Anche il Presidente turco Tayyip Erdogan, solitamente cauto sulla vicenda, ha espresso la sua preoccupazione in proposito. La cronaca intanto certifica che la guerra sta volgendo al peggio per le truppe russe che, secondo il Ministero della Difesa ucraino, hanno perso oltre 58mila uomini. E i riservisti si sono dati alla fuga: code chilometriche si sono formate alle frontiere. La Finlandia però ha annunciato che chiuderà i confini ai turisti russi. Mentre la Russia ha preso contromisure: nella regione meridionale russa di Astracan, al confine col Kazakistan, è stato annunciato l’allestimento di un checkpoint per il controllo e l'arruolamento di quanti cercano di lasciare il Paese via terra. Un esodo difficile da quantificare, ma che secondo l’intelligence britannica potrebbe essere superiore addirittura all’intera forza d'invasione russa di febbraio. Un fenomeno talmente esteso da costringere il Presidente della Duma Volodin a ricordare che “i cittadini che sono registrati nelle forze armate, dal momento in cui la mobilitazione viene annunciata, non possono lasciare il luogo di residenza”. Intanto, dal campo di battaglia, giunge la tragica notizia della morte dei due bambini durante i bombardamenti di Dnipro: sale così, secondo Ukrinform, a 400 il bilancio dei bimbi uccisi finora dall’inizio della guerra.