Jimmy Lai Chee-ying, il magnate pro Movimento Democratico di Hong Kong ed editore del quotidiano Apple Dailly, è stato arrestato stamani, nel suo appartamento, assieme a due dei suoi figli. L'accusa è di sovversione in collusione con potenze straniere, reato che in base alla nuova legge prevede l'ergastolo. Jimmy Lai aveva incontrato, l'anno scorso, negli Stati Uniti, sia il vicepresidente Pence che il segretario di stato Mike Pompeo. Nel frattempo, la sede del quotidiano Apple Daily, è stata perquisita, sin da stamani da oltre 200 poliziotti, molti dei quali in borghese e appartenenti al nuovo corpo speciale agli ordini diretti di Pechino. Secondo alcuni colleghi del quotidiano, che hanno trasmesso in diretta la perquisizione, i poliziotti hanno forzato l'entrata senza esibire alcun mandato, ma non hanno arrestato nessun giornalista. Fermati invece all'entrata dell'edificio una decina di colleghi, la maggior parte per testate straniere che tentavano di entrare nell'edificio. “Ecco come funziona la democrazia secondo Pechino”, ha twittato uno dei leader storici del movimento, Joshua Wong che, nonostante si sia formalmente dimesso da ogni carica, continua ad essere molto attivo sui social e che secondo molti potrebbe essere il prossimo arrestato eccellente. “Il mondo dovrebbe intervenire prima che sia troppo tardi”, ha continuato Joshua Wong. Situazione incandescente, nel frattempo, nella borsa di Hong Kong, mentre il titolo del gruppo di Jimmy Lai, Digital Media, dopo un'iniziale flessione è rimbalzato del 317 per cento, segno di una mobilitazione popolare senza precedenti, quello della Apple e di altre aziende legate al gruppo di Cupertino hanno ceduto fino al 17 per cento a seguito della notizia che gli Usa potrebbero obbligare l'azienda a bloccare l'utenza WeChat, di gran lunga la più usata in Cina.