Si nota di più la condanna del candidato repubblicano o quella del figlio del candidato democratico? Le presidenziali americane vanno per tribunali prima ancora del voto. Una condanna per uno che forse non farà male a nessuno e palla al centro. Hunter Biden, 54enne turbolento erede del Presidente democratico, è stato giudicato colpevole di possesso illegale d'arma da fuoco. Dopo una settimana di processo nella sonnacchiosa città natale di Wilmington, in Delaware, una giuria popolare ha stabilito che il figlio del Presidente commise reato federale quando nel 2018 mentì sulle sue dipendenze da sostanze stupefacenti per poter acquistare una pistola. La pena sarà determinata in seguito, teoricamente Biden Jr rischia fino a 25 anni di carcere, ma essendo incensurato è verosimile che la punizione sarà considerevolmente minore. Al di là del reato, la vicenda ha esposto per la prima volta completamente al pubblico americano la disgraziata vita dell'unico figlio ancora in vita del Presidente, gettando tangenzialmente un'ombra sulla altrimenti integerrima figura dell'illustre genitore e pareggiando la condanna del suo avversario nella corsa alla Casa Bianca, Trump, recentemente riconosciuto colpevole di falso in bilancio. Come Trump anche Biden Jr farà appello. Tormentato da dipendenze di ogni tipo, coinvolto in una sordida relazione con la vedova di suo fratello maggiore morto di tumore, impelagato in scandali fiscali da milioni di dollari, Hunter non ha mai nascosto la lotta contro i suoi demoni, anzi ci ha scritto anche un libro, meritandosi pubbliche lodi dal padre che ha comunque già fatto sapere di rispettare il cammino della giustizia. Ironia della sorte, il giovane Biden viene condannato proprio nel giorno in cui il papà Presidente torna a promuovere leggi più restrittive sul possesso di armi da fuoco.