La decisione finale spetterà al Congresso, ma il rapporto, reso pubblico ieri dalla Commissione Intelligence della Camera, costituisce il primo mattone per una messa in stato di accusa del Presidente. Dopo settimane di audizioni pubbliche e non, la Commissione, a maggioranza democratica, ha stilato un documento di 300 pagine in cui si delineano una serie di accuse che di fatto possono costituire l'anticamera di una procedura di impeachment. Con queste parole il Presidente della Commissione Intelligence Adam Schiff ha spiegato una delle accuse più pesanti che grava sul Presidente, quella di aver messo a rischio la sicurezza nazionale per avere un proprio vantaggio politico. Ma non è l'unica. Nel rapporto si parla anche di un'ostruzione al lavoro di indagine del Congresso senza precedenti. Persino il Presidente Nixon, si legge nel documento, accettò comunque l'autorità del Congresso di condurre un'indagine di impeachment e permise ai collaboratori e ai consiglieri di produrre documenti e di testimoniare nelle Commissioni parlamentari, cose sistematicamente evitate invece dell'Amministrazione Trump. Non solo. I democratici hanno anche segnalato i tentativi pubblici via Twitter di intimidire i testimoni, un crimine che potrebbe essere punito penalmente e per cui Trump, se non fosse Presidente, potrebbe rischiare fino a vent'anni di carcere. Ora spetterà alla Commissione Giustizia, sempre della Camera, portare avanti il proprio filone di indagine. Dopodiché, entro Natale, la Camera dei rappresentanti, a maggioranza democratica, potrebbe a questo punto mettere in stato d'accusa il Presidente. Poi la palla passerà al Senato, un'aula che Trump considera molto più amica vista la maggioranza repubblicana. Non a caso appena ieri il Presidente ancora una volta ha ricordato che in quella fase del procedimento darà la sua piena disponibilità a mandare a testimoniare anche i più alti vertici dell'Amministrazione.