L’immagine di Putin che accende la candela fa da contraltare a quelle della popolazione che con una gara di solidarietà si affolla per donare il sangue ai feriti dell’attacco al Crocus City Hall. Tutta la Russia, nel giorno di lutto, si è inchinata per rendere omaggio alle vittime dell’attentato che ha sconvolto il Paese. Un attentato rivendicato dall’Isis, ma Mosca non sembra crederci fino in fondo, nonostante i filmati che mostrano chiaramente i commando in azione che aprono il fuoco sulla folla del Crocus City Hall. Per questo è scontro a livello diplomatico con la Gran Bretagna, con Londra che accusa Mosca di voler creare una cortina fumogena per occultare le proprie responsabilità, e di non aver voluto ascoltare gli allarmi lanciati dalle ambasciate britannica e americana nei giorni precedenti le elezioni. Ed è allarme per i gesti emulativi: a San Pietroburgo un uomo è stato arrestato dopo aver dichiarato di aver disseminato ordigni esplosivi all’interno di un centro commerciale, il London Hall, che è stato evacuato a livello precauzionale. Anche a Erevan, in Armenia, un posto di polizia è stato attaccato da attentatori che sono stati poi arrestati. Nel frattempo, sono state diffuse le immagini violente dell’arresto dei sospettati, con interrogatori brutali e la confessione di aver agito per poche migliaia di euro. Intanto il conflitto sul campo vede un’ulteriore impennata, con uno scambio di raid tra la frontiera russa ed ucraina. La capitale e Leopoli sono di nuovo sotto una pioggia di fuoco. Un’azione che viene interpretata come la risposta agli attacchi di Kiev sulla Crimea, in particolare sulle strutture militari vicino a Sebastopoli. La tensione però si regista anche oltre il teatro russo-ucraino. Varsavia ha puntato il dito contro Mosca per la violazione, da parte di un missile russo, dello spazio aereo polacco. Anche se l’episodio potenzialmente più grave è avvenuto nello stretto di Barents, quando un MIg-3 russo si è alzato in volo dopo che due cacciabombardieri americani avrebbero sconfinato.