"Ho visto, subito e sentito cose che non dimenticherò mai e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo iraniano." A scrivere è Alessia Piperno, la giovane blogger e viaggiatrice italiana, arrestata in Iran a fine settembre e rilasciata 20 giorni fa. Sui social, Alessia racconta quello che ha vissuto: "Sono a casa, libera si, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché, in quell'angolo di inferno, sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani e il mio amico Luis." "Io sono tornata a una vita normale, ma la mia mente - ammette la Piperno - vive divisa tra la mia casa e quelle mura bianche, dove le urla non cessano mai e dove l'aria si respira per soli 5 minuti, 2 volte a settimana." Alessia, che è stata detenuta nel tristemente famoso carcere di Evin, dove vengono rinchiusi, abusati e torturati i dissidenti, ringrazia tutti quelli che hanno permesso e sostenuto la sua liberazione e aggiunge: "Non posso che ripetermi che sono fortunata, siamo fortunati, e credetemi non è scontato, come non lo è la nostra libertà." Nel frattempo, in Iran, nulla cambia, la rivoltava va avanti e il regime alterna il pugno duro contro i manifestanti, e sporadici e plateali segni di benevolenza. Il Governo, finora sordo alle istanze che vengono dalla società civile, ha comunque liberato più di 700 prigionieri dopo la vittoria della Nazionale ai Mondiali contro il Galles. Tra i detenuti anche alcuni manifestanti arrestati nelle scorse settimane, rilasciati il dissidente Ronaghi e il calciatore di origine curde Ghafouri. Questi illusori cedimenti, non corrispondono comunque da alcun ammorbidimento della repressione: oltre ai 400 morti, restano confermate le condanne a morte e gli oltre 16mila arresti, tra cui quello del rapper Salehi, che rischia la pena capitale.