Sono entrate ufficialmente in campo le forze speciali irachene per unirsi all’offensiva. Il loro compito è aprire la strada verso Mosul, dove si prevede una strenua resistenza, strada per strada, da parte dei miliziani dell’Isis. È entrata nel suo quarto giorno la massiccia operazione per riconquistare la città presa dagli uomini di Al-Baghdadi due anni fa. Le forze internazionali, a guida USA, sostengono, con attacchi aerei e artiglieria pesante, la variegata coalizione che si muove sul campo. Decine di migliaia di soldati a condurre l’assedio tra Peshmerga, l’esercito curdo iracheno, esercito di Baghdad e milizie sciite, ben armati, addestrati dagli Stati Uniti e dall’Iran. La manovra a tenaglia che sta stringendo i miliziani di Al-Baghdadi vede l’esercito regolare iracheno attaccare da sud, i curdi da nord, con il sostegno delle milizie sciite. I Peshmerga annunciano di aver lanciato un’operazione su vasta scala a nord-est di Mosul, con l’obiettivo di stringere il cerchio intorno all’ultima roccaforte dell’Isis in Iraq, quindi limitare i movimenti dei circa 5.000 jihadisti che stima siano ancora in città. Insieme con loro, centinaia di migliaia di civili. Ed è per preservare al massimo la loro incolumità che – ha spiegato il premier iracheno al-Abadi – ci si muove con prudenza. Gli uomini dell’Isis resistono strenuamente, senza cedimenti. Si muovono grazie a tunnel lunghi centinaia di metri lungo la linea di difesa. Mine sono disseminate lungo il percorso per arrivare alla città. Fonti di Intelligence si dicono certe che i jihadisti abbiano accumulato un arsenale di armi chimiche e che Al-Baghdadi abbia intenzione di scatenare l’apocalisse, trasformare Mosul in una trappola per chiunque riesca ad entrare, resistere fino alla fine o ridurre la città a un cumulo di macerie.