Di certo c'è che l'Iraq da dieci mesi non ha un Governo, per il resto a Baghdad regna il caos; la magistratura ha ripreso i lavori; nelle scorse ore erano stati interrotti a causa di un sit-in davanti al consiglio supremo giudiziario di migliaia di sostenitori del leader sciita Muqtada al-Sadr, gli stessi che, da luglio, organizzano una protesta permanente con tende e stand di cibo davanti al Parlamento, con regolari incursioni al suo interno. Accade in quella Green Zone ancora iper fortificata che è retaggio degli anni di occupazione americana. Lì si trovano le istituzioni nazionali, ma anche grandi alberghi e ambasciate. Muqtada al-Sadr, che nei primi anni 2000 era leader sanguinario di una milizia armata che mieteva centinaia di vittime tra i militari americani, si è trasformato in un leader populista e benché i suoi sostenitori sono diventati partigiani del dissenso in Iraq, il loro obiettivo è lontano dalla lotta alla corruzione dei giovani che, nel 2019, erano scesi nelle piazze del Paese. Il risultato delle elezioni di ottobre ha fatto del movimento di Al-Sadr la maggiore forza in Parlamento eppure il leader non è riuscito a formare un governo senza i rivali sciiti come lui. Al-Sadr rifiuta i candidati premier proposti, ritenuti troppo vicini al confinante Iran, che tanta influenza ha, da sempre, sulla politica irachena e anche sulle sorti della guerra locale; è stato anche attraverso l'azione di milizie finanziate da Teheran che l'Iraq è riuscito a sconfiggere, nel 2017, i terroristi dello Stato Islamico. I sostenitori del movimento di Al-Sadr pretendono la dissoluzione del Parlamento e nuove elezioni; è per questo che la protesta, si era estesa anche ai Tribunali, chiedevano ai giudici di imporre al Paese la scadenza di un nuovo voto. Se la manifestazione contro i magistrati è stata sciolta continua invece il sit-in davanti al Parlamento.