Arriverà lunedì mattina a Roma il KC-767 dell'Aeronautica Militare partito dall'aeroporto di Kabul con a bordo il personale diplomatico italiano e i nostri connazionali che hanno accolto l'invito del Ministero degli Affari Esteri a lasciare l'Afghanistan. Chi può si mette in salvo con un ponte aereo organizzato dal Ministero della Difesa, in collaborazione con gli Interni e gli Esteri. Kabul, l'Afghanistan cadono di nuovo nelle mani degli studenti coranici. Per ragioni di sicurezza meglio lasciare il Paese finché è possibile. Nei prossimi giorni saranno organizzati altri voli per portare al sicuro altre persone, ma ciò sarà possibile solamente fino a quando l'aeroporto di Kabul verrà considerato sicuro e visto il rapido evolversi della situazione nessuno può dire per quanto durerà. L'attenzione e gli sforzi dell'Italia in queste ore sono concentrati non solamente sui nostri connazionali ma anche, e per certi aspetti soprattutto, sugli afgani che in questi lunghi 20 anni hanno collaborato con il nostro Paese: medici, interpreti, i cosiddetti local worker che facevano da autisti o comunque collaboravano con la nostra rappresentanza diplomatica piuttosto che con le organizzazioni non governative italiane operanti nel paese asiatico, chi a lungo ha lavorato anche con i nostri militari impegnati nella missione NATO, chiusa da poche settimane. La preoccupazione è per i tanti che resteranno ad Herat, dove si trovava la base più importante tra quelle sotto il comando della Difesa. Tante persone che non si sa come e se potranno raggiungere Kabul per poi arrivare in Italia, in sicurezza. Il Ministro della Difesa Guerini ha garantito massimo impegno in questo senso. Lo sforzo è sì massimo ed è anche una corsa contro il tempo.