È di due settimane fa, l'appello pubblico al Ministro degli Esteri israeliano Yari Lipid di Sarit Haiman, la mamma israeliana di un bimbo con gravidanza surrogata, affidata a Olga Voyetenko, una giovane ucraina bloccata dalla guerra nel Paese. Un appello per far uscire la ragazza e il bambino che porta in grembo, che ha scoperchiato il dramma nel dramma, quello dei piccoli nati da mamme surrogate, che ora non riescono a ricongiungersi ai genitori a causa della guerra. Migliaia, ogni anno, le coppie che da tutto il mondo si rivolgono a mamma surrogata in Ucraina, dove la pratica della gestazione per altri, è ammessa. Alle polemiche sulle conseguenze morali e psicologiche per chi è coinvolto nella surroga, ora la tragedia. Ci sono 21 bambini, nati da gravidanze surrogate, che non riescono ad uscire dal Paese. Nati in diversi ospedali della capitale Kiev, come da prassi lasciati ad altre braccia, ma non ha quelle delle loro mamme, che non sono riuscite ad arrivare in Ucraina per riprenderli. Così sono stati riuniti in questo rifugio sotterraneo, nei dintorni di Kiev, per tenerli al sicuro il più possibile. Portati in salvo da quattro infermiere e nascosti in una nursery improvvisata in un rifugio anti bombe, sono accuditi 24 ore su 24. Due coppie, una dall'Argentina e una della Germania, dicono le infermiere, sarebbero riuscite ad entrare nel Paese, sarebbero vicine a Kiev, ma ancora non è chiaro come riusciranno a portare fuori i piccoli in sicurezza. Per gli altri sono ore di paura e apprensione, soprattutto per le infermiere che hanno lasciato lontani i loro figli, per occuparsi di questi.























