Il leader ceceno Ramzan Kadyrov è in fin di vita. L'informazione arriva dell'intelligence militare ucraina. Lo spietato dittatore sarebbe in coma per un sospetto avvelenamento. Voci forse, come le tante che circondano il macellaio di Groznyj, o forse no, perché la notizia delle sue condizioni di salute sembrerebbe fare il paio con una storia che risale all'ottobre dello scorso anno ma resa pubblica qualche giorno fa. Un tentativo di avvelenamento da parte del suo medico personale, che per ordine di Kadyrov sarebbe stato sepolto vivo. Nessuna conferma ovviamente ma da allora il medico in questione è sparito. Kadyrov, con le sue milizie islamiste, fin da subito si è unito all'invasione in Ucraina e come un signore della guerra, stile Prigozhin, ha affiancato i generali russi nelle operazioni conservando però la sua autonomia. E come Prigozhin ha, anche se con toni più cauti, accusato i graduati di Mosca di voler perdere la guerra. E mentre il presidente ucraino Zelensky fa sapere che giovedì a Washington incontrerà il presidente Biden, Putin lancia messaggi che sembrano di apertura al dialogo, anche se come al solito lancia la palla all'avversario. "Mai rifiutato negoziati", ha detto, "se la controparte li vuole lo dica". Anche se è molto probabile che almeno fino a metà marzo, data delle presidenziali russe, Putin non vorrà discuterne. Intanto da Mosca il Ministro degli Esteri Lavrov fa sapere: "siamo pronti a parlare con l'inviato del Papa". Sul piano diplomatico dunque qualcosa si muove. Centrale la visita del cardinale Zuppi in Cina. Quella Cina che ha interesse a che il conflitto si risolva, anzitutto per ragioni pratiche. Pechino sa che bisogna ritornare a rapporti più sani per dare respiro alla sua economia in affanno.