Prodotta dal morbido e attento al linguaggio diplomatico, la sorpresa del nostro Governo per la nuova iniziativa francese sulla Libia significa sostanzialmente una forte irritazione. Domani, alle porte di Parigi, il Presidente Macron riunirà attorno a un tavolo il Primo ministro del Governo di Tripoli, al-Serraj e il generale Khalifa Haftar, l’uno riconosciuto dall’Onu e sostenuto dall’Italia, l’altro, il leader di fatto della Cirenaica, punto di riferimento per Francia, Russia ed Egitto. Un comunicato dell’Eliseo spiega che si tratta di un contributo per costruire un compromesso politico sotto l’egida delle Nazioni Unite. E in effetti, alla fine, parteciperà anche un rappresentante dell’Onu. Nell’iniziativa, però, Macron non ha minimamente coinvolto, né informato, l’Italia, Paese al quale l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno riconosciuto il ruolo di coordinatore degli sforzi diplomatici per la Libia. Uno sgambetto, insomma, che non è piaciuto al nostro Governo che ora, per bocca del Sottosegretario Gozi, invita a Parigi a non ripetere gli errori del passato. Il riferimento è al 2011, quando la Francia trascinò l’Occidente in una disastrosa guerra contro Gheddafi, i cui effetti collaterali sulle coste italiane sono le migliaia di sbarchi di migranti economici. Gli stessi per i quali Macron ha detto chiaramente che le porte della Francia resteranno chiuse. All’epoca, artefice dell’iniziativa fu un Sarkozy in crisi di consenso e anche stavolta l’inquilino dell’Eliseo sembra in difficoltà. È vero che il 54% dei francesi si dice ancora soddisfatto di lui, ma in soli tre mesi Macron ha perso ben 10 punti. Un crollo che non si vedeva dal 1995 con Jacques Chirac. A pesare sembrano i suoi annunci, confusi e divisivi, su riforme delicate come fisco, pensioni, lavoro e spesa pubblica, un’apertura a Trump che ha sollevato più di una perplessità ma soprattutto, pare, il suo stile eccessivamente baldanzoso, autoritario più che autorevole.