Una decisione scandalosa, Israele e Hamas non sono la stessa cosa. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nonostante tutto suo principale alleato, ripete con fermezza che l'America sarà sempre al fianco di Israele contro ogni minaccia alla sua sicurezza. La Casa Bianca ha già chiarito che Washington non eseguirà i mandati d'arresto emessi nei confronti del premier Netanyahu e dell'ex Ministro della Difesa Gallant da parte della Corte Penale Internazionale, organismo al quale peraltro né gli Stati Uniti né Israele aderiscono. L'ordine dell'Aja resta al momento più uno stigma morale che un provvedimento giudiziario pronto ad essere eseguito, anche perché la Corte non ha una propria forza di polizia e si affida a quelle dei 124 paesi membri. Netanyahu e Gallant dovrebbero quindi, in teoria, essere arrestati solo se entrassero sul territorio di uno di essi e potrebbero essere processati solo se fisicamente portati di fronte alla Corte dell'Aja. La strenua difesa di Washington non cambierà neanche con la prossima amministrazione. Ambienti vicini al Presidente eletto Trump hanno fatto sapere di considerare la Corte Penale antisemita, minacciando ritorsioni anche contro la Corte Internazionale di Giustizia, alto organo delle Nazioni Unite che a gennaio aveva incriminato Israele per genocidio. La decisione dell'Aja è stata accolta come una piccola vittoria tra la martoriata popolazione palestinese di Gaza, mentre per Teheran significherebbe addirittura la fine di Israele, regime, ha detto il capo delle Guardie Rivoluzionarie, che oggi è in assoluto isolamento politico dal mondo. Da Pechino, che pure non riconosce la Corte, fanno sapere di sperare in una sua posizione obiettiva, precisando anche di opporsi con forza a un utilizzo di comodo del diritto internazionale.