Salvati e arrestati. Recita proprio così il comunicato ufficiale della Guardia Costiera libica che in due diverse operazioni a nord di Sabratha ha fermato 826 migranti, tra cui anche diversi bambini che erano a bordo di tre gommoni e due imbarcazioni di legno. Tutti sono stati riportati indietro e consegnati all’organismo che si occupa della lotta all’immigrazione clandestina e al traffico di esseri umani. Dopo le minacce e i bombardamenti alle navi italiane e le accuse al nostro Paese di voler minare la sovranità libica, arriva un’improvvisa ed efficace azione di contrasto che non si era mai verificata finora e che fa pensare. Le due località al centro delle operazioni, Zawiya e Sabratha, sono i punti nevralgici da cui da mesi partono indisturbati gommoni e barche stracolme di disperati senza che le autorità abbiano mai mosso un dito. Ora l’inversione di tendenza potrebbe dimostrare che gli accordi tra Italia e Libia stiano cominciando a dare frutti. Intanto, prosegue senza problemi e si concluderà tra due giorni la ricognizione del pattugliatore Comandante Borsini che deve preparare la missione di supporto tecnico, logistico e operativo di addestramento dell’Italia ai mezzi libici. Il portavoce della marina, Kassem, ha precisato che la missione italiana aumenterà le capacità tecniche della Libia e ha aggiunto “non vogliamo alimentare nessun conflitto politico”, esortando chi vede nell’intervento italiano una lesione della sovranità nazionale libica, come il generale Haftar, a inviare degli osservatori civili sulle navi per verificare di persona il ruolo delle navi italiane nelle nostre acque territoriali. Intanto, sono arrivati a Lampedusa i 127 migranti che erano a bordo della nave di Medici senza Frontiere. A portarli a terra i mezzi della Guardia Costiera. La nave della ONG non è mai arrivata a Lampedusa come, infatti, prevede il codice di regolamentazione voluto dal Viminale che esclude dal soccorso le organizzazioni che non lo hanno sottoscritto.