Lyudmila Slivka ha 74 anni, suo marito Viktor, disabile 77, in 10 minuti hanno preso le poche cose che hanno potuto e hanno lasciato la loro casa a Mariupol, portati fuori dall'assedio dai militari russi. Ora sono in territorio russo, nella regione di Rostov, dove è stata allestita una palestra per accoglierli. Dopo due settimane, rinchiusi in rifugi improvvisati, nascosti nelle cantine, senza luce, né acqua, né medicinali, diverse centinaia di persone sono riuscite a lasciare la città assediata, stretta nella morsa dell'avanzata russa. Circa 30mila residenti, stima l'Amministrazione cittadina, sono riusciti a fuggire dall'inizio dell'assedio, ma altri 350mila sono ancora bloccati in città. Anche Anna è stata evacuata, con i suoi fratelli e il cane. A Mariupol, il confronto tra militari russi e ucraini, si è ha fatto feroce. 2.000, secondo le stime dell'Amministrazione, le vittime dello scontro. Lyudmila Denisova, Commissario per i Diritti Umani in Ucraina, ha confermato che 130 persone sono state salvate dalle macerie del teatro bombardato, ma centinaia, anche donne e bambini, sono ancora intrappolate nel rifugio, che sarebbe intatto. E i soccorritori sono al lavoro per salvarle.























