I tempi del Brexit means Brexit, del meglio nessun accordo che un cattivo accordo, sembrano già lontani. Al Consiglio europeo Theresa May sventola un ramoscello d’ulivo anticipando la sua proposta per garantire i diritti dei tre milioni di cittadini europei oltre Manica. Nessuno dovrà lasciare il Regno Unito quando la Brexit diventerà realtà. A tutti sarà data la possibilità di regolarizzarsi. Nessuna famiglia sarà separata a patto che lo stesso trattamento sarà garantito anche ai britannici presenti in Europa. Un buon inizio, lo definisce Angela Merkel, ma nessun leader si sbilancia davvero perché a occuparsi della trattativa con Londra continuerà a essere solo la delegazione della Commissione. A Bruxelles, invece, sono stabiliti i criteri per decidere le nuove sedi delle agenzie europee attualmente in Gran Bretagna. Passa la linea dell’Italia che vorrebbe portare a Milano l’Agenzia per il farmaco e che chiedeva una valutazione tecnica delle varie città candidate e non un mero riequilibrio geopolitico come volevano i Paesi dell’Est. Un passo storico viene, invece, definito il primo vero via libera alla difesa comune europea che permetterà di mettere insieme risorse, ricerca tecnologica e missioni sul campo. Tutti d’accordo anche sulla necessità di rafforzare la lotta al terrorismo e di chiedere ai giganti del web nuovi strumenti per bloccare in automatico la propaganda jihadista online. Nella due giorni di vertice in cui tutti gli occhi sono per il debuttante Emmanuel Macron, che pare aver posto le prime basi per un rinnovato asse franco-tedesco, in agenda oggi il tema più divisivo, quello dell’emergenza migranti con l’Italia che, nonostante le rassicurazioni di Jean Claude Juncker, continua a invocare un maggiore impegno di tutti gli Stati membri.