È ancora scontro in Medio Oriente dopo la decisione di Israele di installare dei metal detector agli ingressi della Spianata delle Moschee. E mentre il Premier Benjamin Netanyahu rassicura sulla gestione della questione calma e responsabile, sono aumentate le telecamere di sicurezza attorno alla moschea. “Tutto deve tornare a quanto era in vigore il 14 luglio”, insiste ormai da giorni il Muftì di Gerusalemme, che ha ordinato di svolgere le preghiere nelle strade adiacenti alla moschea. “La Spianata – ha poi aggiunto – è una zona occupata e le autorità di occupazione non hanno diritto di apportarvi cambiamenti”. Da nove giorni ormai sono in corso proteste e manifestazioni da parte dei palestinesi contrari ai controlli e alle misure restrittive da quando, alle sette di mattina del 14 luglio, tre arabi israeliani hanno ucciso due agenti davanti alla moschea, un attentato che ha portato alla decisione di mettere dei varchi di controllo. E a protestare oggi è arrivata anche la stampa estera in Israele e nei territori, che accusa la polizia israeliana di non far accedere i giornalisti, che invece vengono interrogati all’esterno della moschea e confinati così lontani da non poter produrre neanche una fotografia. Una situazione, dunque, che non sembra proprio placarsi. Intanto questa mattina all’alba sono state arrestate ventinove persone, tra cui nove di Hamas e l’ex Ministro Omar Abdel Razek. Il timore che gli scontri possano diventare ancora più duri nei prossimi giorni è vivo. A nulla sono servite le aperture dei giorni scorsi, anche se una parte delle autorità israeliane sarebbe disposta a eliminare i metal detector, un’altra non ha alcuna intenzione di cedere. Di fatto, le violenze continuano. E mentre Benjamin Netanyahu ha riunito per oggi il Consiglio dei Ministri, la Lega Araba ha convocato una riunione d’urgenza a livello di Ministri degli esteri per il prossimo 26 luglio. “Israele – avvertono – sta giocando con il fuoco”.