Il mondo arabo si unisce compatto a seguito della controversa strage nell'ospedale di Gaza. A Ramallah in Cisgiordania i manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza palestinesi e hanno chiesto il rovesciamento di Abu Mazen, presidente dell'autorità palestinese. Israele e l'occidente vedono da tempo Abu Mazen come un partner per ridurre le tensioni, tuttavia l'autorità palestinese è da tempo percepita dagli abitanti della Cisgiordania e di Gaza come un complice corrotto e autocratico dell'occupazione militare israeliana. Anche la Giordania, a lungo considerata un baluardo di stabilità nella regione, è stata teatro di proteste di massa negli ultimi giorni, con dei manifestanti filo palestinesi che hanno tentato di assaltare l'ambasciata israeliana. Migliaia di studenti hanno inoltre manifestato mercoledì nelle università egiziane per condannare gli attacchi israeliani a Gaza, incoraggiati dallo stesso presidente Al Sisi. L'Egitto è un paese con dei rapporti diplomatici con Israele consolidati ma al momento minacciato dalla possibilità che la guerra spinga i profughi palestinesi nel Sinai, dentro quindi i suoi confini nazionali. Non potevano mancare poi delle proteste anche in Libano dove Hezbollah ha scambiato colpi con le forze israeliane al confine, minacciando di entrare in guerra con il suo massiccio arsenale di razzi. Centinaia di manifestanti si sono scontrati con le forze di sicurezza libanesi mercoledì, vicino all'ambasciata americana a Beirut, dove la polizia antisommossa ha lanciato dozzine di lacrimogeni e ha sparato con idranti per disperdere i manifestanti. Infine proteste si sono svolte anche in Marocco e Bahrain, due paesi che hanno stretto rapporti diplomatici con Israele tre anni fa come parte degli Accordi di Abramo.