Merkel debole, Macron isolato: in crisi asse francotedesco

20 apr 2018
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L’unica vera notizia, dopo il bilaterale Merkel-Macron a Berlino, è che il motore franco-tedesco sembra sempre più ingolfato e che nella coppia di fatto della politica europea gli animi si sono raffreddati. Non c’è più quella magia degli inizi, per citare le parole di un anno fa della Cancelliera, che, dopo le lunghe ed estenuanti trattative per formare il suo quarto Governo, appare oggi indebolita e sotto scacco. Non va meglio per Macron, che vede le sue ambizioni scontrarsi giorno dopo giorno in Patria con scioperi e contestazioni e sulla scena europea con l’isolamento politico. I due leader hanno assicurato che entro il Consiglio europeo di giugno presenteranno una proposta congiunta per l’Eurozona. In realtà, le posizioni sono oramai molto distanti. Il Presidente francese aspira a una sempre maggiore integrazione, che nei fatti significa, però, maggiore condivisione dei rischi, un punto che proprio non va giù a molti Paesi europei, quelli con i conti più in ordine, magari ottenuti con anni di sacrifici, riforme e ristrutturazioni. In Germania, ad esempio, in molti ripetono che i risparmiatori tedeschi non devono diventare i garanti di quelli italiani. Nonostante ufficialmente stiano tutti dalla nostra parte, in particolare per quanto fatto per l’emergenza migranti, siamo, insomma, ancora considerati come quelli che non fanno i compiti, gli inaffidabili, su cui, chissà, magari alle spalle ci si fa ancora qualche risatina, come accadeva all’epoca, per la verità, platealmente, sette anni fa. Un ampio fronte europeo predica, dunque, il rispetto rigoroso del Patto di stabilità o addirittura, come sognava l’ex Ministro delle finanze tedesco, Schäuble, lo spostamento della valutazione dei conti pubblici nazionali dalla Commissione, organo politico, al Fondo salva-Stati, organo tecnico, la fine, di fatto, per le ambizioni italiche alla flessibilità. Angela Merkel, da europeista convinta, sì, ma ancor prima da leader estremamente pragmatica, si muove per ora con grande cautela, mentre Emmanuel Macron, che solo tre giorni fa da Strasburgo lanciava il suo appello a una maggiore sovranità europea come risposta a populismi e autoritarismi, si ritrova oggi sempre più solo.

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