Emmanuel Macron è solo il quarto Presidente francese che Angela Merkel incontrerà in veste di Cancelliera, ma stavolta l’ambizione da entrambe le parti è di ritrovare quel solido asse tra Francia e Germania che sembrava essersi appannato negli ultimi anni. E così da Berlino piovono complimenti sul neoinquilino dell’Eliseo, che – dice Merkel – rappresenta le speranze di milioni di francesi, tedeschi ed europei. La Cancelliera assicura il suo impegno per aiutare la Francia nella lotta contro la disoccupazione ma, essendo lei stessa in campagna elettorale per le elezioni di settembre, chiarisce che rimarrà deluso chi si aspetta che la Germania diminuisca il suo eccessivo surplus commerciale per dare una mano alla traballante economia europea. Nonostante la vittoria di Macron abbia fatto tirare un sospiro di sollievo a mezza Bruxelles, anche Jean-Claude Juncker fa capire che l’Unione europea non firmerà un assegno in bianco per Parigi, ricordando come la Francia, uno degli ultimi Paesi a mantenere il suo rapporto deficit-PIL oltre il tetto del 3 per cento, spende troppo e spende male e che la situazione alla lunga non sarà sostenibile. Se la vittoria del trentanovenne fondatore di En Marche! rappresenta comunque una buona notizia per l’Europa, l’Europa non può cullarsi sugli allori perché – dice Juncker – la battaglia contro gli estremismi non è ancora vinta. Un punto su cui insiste anche il Presidente dell’Europarlamento Tajani, secondo cui le cifre di astenuti e di elettori della Le Pen sono un chiaro avvertimento affinché si cambi marcia. Ma la vittoria di Macron riscuote mano tese anche fuori dall’Unione europea, e dopo quelle di Donald Trump arrivano le parole di Vladimir Putin, che invita il neopresidente francese a mettere da parte le sfiducie reciproche e a unire gli sforzi nella lotta contro il terrorismo.