Milioni di mail passate a 007, bufera su Yahoo

05 ott 2016
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Cosa fareste se il portiere del vostro palazzo permettesse, a vostra insaputa, alla polizia di entrare a casa vostra? Questa è più o meno la domanda che devono iniziare a porsi centinaia di migliaia di utenti della posta elettronica di Yahoo, dopo l’ultimo scandalo di cyberspionaggio, tirato fuori in queste ore dall’agenzia di stampa Reuters. Secondo queste rivelazioni, infatti, Yahoo nel 2015 avrebbe costruito un software per scannerizzare centinaia di milioni di mail dei suoi utenti e metterle a disposizione delle agenzie di intelligence USA, dall’FBI alla National Security Agency. La decisione, presa direttamente dai vertici della compagnia guidata da Marissa Mayer, sarebbe arrivata a seguito di una richiesta esplicita degli 007 statunitensi, che volevano avere accesso alle e-mail contenenti alcune precise parole o espressioni. Una richiesta lecita, stando alle norme antiterrorismo introdotte nel 2008 negli Stati Uniti, anche se dopo le rivelazioni della talpa dell’NSA Edward Snowden, le attività di spionaggio di massa di questa portata sembravano essersi attenuate. Ancora non è chiaro se questa direttiva sia arrivata anche ad altri provider. Quello che però si sa è che Yahoo avrebbe potuto provare ad opporsi, appellandosi al diritto alla privacy dei suoi clienti, come ha fatto ad esempio pochi mesi fa anche la Apple di fronte alla richiesta dell’FBI di avere il codice di accesso per entrare nel telefono criptato dell’autore della strage di San Bernardino. Ma invece, in questa occasione, secondo quanto detto da alcune fonti interne alla società, non è stato così: Yahoo ha scelto di obbedire e lo ha fatto all’insaputa dei suoi stessi dipendenti, a partire dall’allora responsabile della sicurezza Alex Stamos, che scoprì per caso nel server il programma per spiare le mail e ordinò al suo team di distruggerlo, pensando fosse opera di hacker, salvo poi capire che, in realtà, tutto nasceva da un’esplicita richiesta del management di Yahoo. Da qui la sua decisione di dimettersi e passare a Facebook, che fino ad ora era apparsa abbastanza inspiegabile, dato che su tutta questa vicenda Stamos aveva mantenuto e continua a mantenere il dovuto riserbo. Riserbo che invece, a questo punto, sembra mancare completamente per i titolari di mail di Yahoo, a cui si appella in queste ore via Twitter la stessa talpa del datagate, Edward Snowden, suggerendo loro di chiudere i propri account.

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