Non potevano andare oltre con la protesta, hanno dovuto obbedire al regime che ha imposto loro di cantare l'inno nazionale e i calciatori dell'Iran hanno dovuto aprire bocca, ma hanno solo mormorato qualche parola con rabbia e con dolore, a denti stretti, fra la folla che sugli spalti piangeva, ma anche acclamava la partita dei Mondiali di Calcio che stava per iniziare contro il Galles. Intanto il coraggio non è mancato a chi proprio nella giornata internazionale della violenza contro le donne ha mostrato slogan, bandiere e magliette per ricordare Mahsa Amini, la 22 enne iraniana, morta dopo essere stata arrestata dalla Polizia Morale, perché non indossava il velo correttamente, come questa ragazza con il volto dipinto di lacrime rosso sangue, per dare voce alle vittime delle repressioni delle violenze che non si fermano nel Paese. Dopo la partita, la vittoria contro il Galles è stata dedicata dai giocatori, al popolo iraniano. "Dopo il KO con l'Inghilterra avevamo promesso di reagire e lo abbiamo dimostrato oggi", ha dichiarato la squadra. I fan hanno esultato per le vie e anche a Teheran ma all'esterno dello stadio qualcuno ha denunciato, postando video e foto sui Social, la presenza di alcuni Steward intervenuti per far togliere le magliette che inneggiavano alla libertà contro il Regime. Il monito più chiaro però è arrivato dopo l'arresto del calciatore curdo Vouria Ghafouri, portato via in manette davanti al figlio, in carcere con l'accusa di aver fatto propaganda contro lo Stato.