Pare stesse meditando dell'ennesimo ritorno. La fastidiosa malattia che da anni lo perseguitava e che ne aveva causato, per ben due volte le dimissioni, era di nuovo sotto controllo. E agli amici più stretti, aveva manifestato l'intenzione di ricandidarsi. Voleva portare assolutamente a termine il suo progetto, quello di liberare definitivamente il Giappone da una Costituzione bella, ma imposta dagli occupanti americani. Una Costituzione che fa del Giappone, un unicum internazionale. Ne vieta infatti il possesso di un Esercito, di una Marina è di una Aviazione Militare. Un divieto da tempo aggirato, diciamo pure violato da una serie di interpretazioni ufficiali, ma che Shinzo Abe voleva in un certo senso legittimare con una vera e propria riforma ed il susseguente referendum popolare. Non ce l'ha fatta quando era al massimo della popolarità e non ce la farà più. Un ex-militare respinto proprio dalle Forze di Autodifesa, così si chiama l'esercito giapponese ancora oggi, l'ha colpito a morte con una pistola rudimentale, durante un comizio davanti alla stazione di Nara, nel centro del Giappone. Considerato un leader populista, ultra-conservatore, nazionalista, membro fondatore dell'Associazione Patriottica Nippon Kaigi, nota per le sue posizioni revansciste e negazioniste sulla responsabilità della guerra, Shinzo Abe sapeva essere anche simpatico e divertente, duro e intransigente, a volte arrogante in pubblico. Ma in privato, specie quando era in compagnia della moglie Akie, si mostrava molto più aperto e pronto alla battuta. Nipote di Nobusuke Kishi, uno dei più famosi e controversi protagonisti della scena politica giapponese, Ministro prima e durante la guerra, arrestato e accusato per crimini di guerra, ma poi graziato e riemerso, sino a diventare premier degli anni '60, Shinzo Abe ha coniugato una politica economica liberale, la famosa Abenomics, fondata sulle tre frecce: espansione monetaria, incentivi alla produzione e riforme strutturali, a posizioni, in politica internazionale, specie nei confronti dei Paesi vicini estremamente intransigenti e che hanno spesso provocato dure proteste da parte di Corea e Cina.