Uno sfregio nel cuore dello stato islamico: finisce tra le macerie la storia della moschea al-Nouri di Mosul, la più cara all’Isis visto che da qui Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato la nascita del suo califfato nel 2014, la stessa che in queste ore i suoi miliziani avrebbero fatto esplodere perché accerchiati dalle truppe irachene. Ad addossare la responsabilità dello scempio all’Isis è stato direttamente l’esercito iracheno, precisando che le sue stesse forze si trovavano a pochi passi dal luogo di culto nel centro storico. Opposta invece è la versione fornita dai fondamentalisti che hanno puntato il dito contro le forze militari americane, responsabili di un bombardamento. La distruzione della moschea segna un punto di svolta nella battaglia per la riconquista di Mosul, iniziata circa otto mesi fa e che ha causato la fuga di 850.000 persone. Da settimane si combatte intorno al centro storico della città dove nei giorni scorsi si sono levate dense colonne di fumo ed incessanti boati di bombardamenti. Asserragliato in una superficie di appena 5 chilometri quadrati, l’Isis oppone una strenua resistenza ma sono almeno 100.000 i civili intrappolati ed in disperate condizioni.