Lei ha l’imbarazzo della scelta: da Beyoncé a Jay-Z, a Barack Obama e Bernie Sanders. Obiettivo: il voto dei giovani, che appare a rischio. Lui è solitario, se non “solo”: “Non ho bisogno di Beyoncé io” rivendica “siete tantissimi e siete qui per me”. Le folle che li acclamano si fanno concorrenza e sono lo specchio del Paese. Distinti, distanti e, al momento, testa a testa nella corsa alla Casa Bianca. Meno tre giorni al voto. Mentre la campagna si focalizza negli Stati in bilico (quella che si è salvata grazie ad Obama ora chiede di più e deve scegliere a chi affidarsi), a Washington ci si prepara allo scontro con Mosca. L’allarme era scattato venerdì mattina. Il timore è quello di una hackeraggio russo della rete elettrica o internet nel giorno del voto. La rappresaglia è trapelata venerdì sera. Gli hacker del Pentagono, secondo fonti della NBC, sarebbero riusciti a penetrare i sistemi di comando, la rete elettrica e di telecomunicazioni nel Cremlino rendendoli vulnerabili ed esposti a possibili cyberattacchi e hacker. Si è ritenuto necessario. Eserciti virtuali che sembrano, dunque, essere schierati ad aumentare la tensione di una campagna già attesa e nuovamente aperta dopo le evoluzioni del “mail gate”. Nel Paese ci si chiede se Rudy Giuliani sapesse in anticipo delle nuove mail. Il sospetto nasce da interviste dello stesso consigliere di Trump. Obama, dopo le accuse nei giorni scorsi, tende la mano a James Comey: “Non credo – dice – che il direttore dell’FBI stesse cercando di influenzare le elezioni quando ha deciso il supplemento di indagini, ma è stato necessario sottolinearlo”.