Sono le lacrime e le preghiere di queste donne palestinesi sulle tombe dei loro cari, uccisi a Gaza, a segnare quest'anno l'inizio delle celebrazioni di Eid al Fitr, la tre giorni di banchetti, preghiere e beneficenza che conclude il digiuno del mese sacro del Ramadan. E a Rafah oggi si prega tra le rovine della moschea di al-Farouk, in una ricorrenza, una delle più importanti per il mondo musulmano, macchiata questa volta soprattutto dalla morte e dal dolore, dal pensiero che va alle vittime della guerra e da una drammatica situazione umanitaria. In centinaia si sono riuniti in preghiera per l'occasione, anche nella moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, ma anche qui è impossibile parlare di festeggiamenti. Dall'Indonesia al Pakistan, dall'Arabia Saudita al Qatar, in tutto il mondo musulmano si prega oggi e si ringrazia Dio per il sostegno ricevuto durante il periodo del sacrificio del digiuno e della riflessione del mese sacro. E in questo campo profughi, dove si contano le ore come le vittime di questi sei mesi di conflitto, un gruppo di donne prova a mantenere vive le tradizioni, nonostante il dolore, e sforna biscotti per provare a rendere più dolci almeno i giorni di una ricorrenza sacra.