Il Papa è il capo indigeno, l'uomo vestito di bianco e quello con il copricapo di piume, il capo in terra della Chiesa Cattolica e il rappresentante delle popolazioni indigene del Canada. Canti e suoni di tamburi tradizionali, all'incontro atteso da tempo dai Nativi, quelle popolazioni che hanno subito terribili sopraffazioni da uno Stato colonizzatore che ha tolto loro territori e dignità, obbligandoli a sradicarsi dalla loro cultura. Una sopraffazione a cui ha collaborato anche la Chiesa Cattolica. All'aeroporto di Edmonton con il Papa e il Capo Indigeno, c'è il Primo Ministro Justin Trudeau e la Governatrice Generale del Canada Mary Simon, la prima donna di origini indigene a ricoprire questa carica. Nessun discorso ufficiale all'inizio di questo 37 esimo viaggio internazionale di Francesco, da lui voluto con decisione nonostante i forti problemi al ginocchio che lo obbligano a spostarsi in carrozzina e lo mostrano affaticato quando deve alzarsi in piedi. "Questo sarà un viaggio penitenziale", ha detto Francesco ai giornalisti sul volo che lo portava in Canada, con loro ha voluto anche recitare l'Angelus domenicale e ha parlato dei nonni, nella giornata a loro dedicata "Sono le nostre radici" e di radici, questa volta aborigene, parlerà a lungo durante questi giorni qui in Canada. Nella Nazione, Francesco resta fino a venerdì 27 luglio quando andrà a 300 km sotto il Circolo Polare Artico, nel territorio degli indigeni Inuit, alle popolazioni Native, è dedicato tutto il viaggio in un tentativo di riconciliazione dopo che le scuole cattoliche per un secolo e mezzo hanno aderito all politica dello Stato che ha strappato 150.000 bambini dalle loro famiglie per educarli nel tentativo di annullare la loro identità culturale e ben 3000 di loro sarebbero morti, per malattie malnutrizione o maltrattamenti nelle scuole residenziali cattoliche.