Papa in Kazakistan: Ucraina, quanti morti per dialogo?

14 set 2022
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Ebrei musulmani, buddisti shintoisti, Sikh, Indù e tantissimi altri. In occasione del VII incontro mondiale dei leader religiosi, la grande sala del Palazzo dell'Indipendenza è punteggiata da vestiti di fogge diversissime che esprimono quanto le fedi siano numerose, e, esteriormente diverse tra loro. "E' qui, nel cuore di una nazione che ha vissuto l'"Ateismo di Stato" e la persecuzione religiosa, nel cuore di una capitale che ha ospitato i Gulag dell'Unione Sovietica, Papa Francesco prende la parola di fronte ai leader religiosi del pianeta, 80 delegazioni venute da tutto il mondo. "Per quanto possano sembrare diverse, le religioni sono accomunate dalla ricerca del senso della vita, la cosa che più conta nell'esistenza", dice Francesco e "Non sono un impaccio alla soluzione dei problemi, come talvolta si ritiene, ne sono al contrario la soluzione". E "I leader religiosi devono affrontare le quattro grandi sfide contemporanee: la pandemia, le disuguaglianze che contraddicono la fratellanza tra gli uomini l'ecologia e la Pace". "Dio è Pace e conduce sempre alla Pace, mai alla guerra impegniamoci dunque ancora di più a promuovere e rafforzare la necessità che i conflitti si risolvano non con le inconcludenti ragioni della forza, con le armi e le minacce, ma con gli 11 mesi benedetti dal cielo e degni dell'uomo incontro, il dialogo, le trattative pazienti". Parole che non può ascoltare il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, assente illustre, che ha rinunciato all'invito facendo mancare l'atteso storico incontro con il Pontefice cattolico. Al suo posto il metropolita Antoni, che ha avuto al termine un incontro privato con Bergoglio. Motivo dell'assenza di Kirill, non detto, ma evidente, il sostegno del Patriarca alla guerra in Ucraina. E proprio di quel conflitto parla Francesco nella messa che nel pomeriggio celebra nel terreno dell'Expo. "Penso a tanti luoghi martoriati dalla guerra", dice Bergoglio, "Soprattutto alla cara Ucraina alla guerra non dobbiamo abituarci, non rassegniamoci alla sua ineluttabilità, che cosa deve accadere ancora"? si chiede Francesco, "Quanti morti bisognerà attendere prima che le contrapposizioni cedano il passo al dialogo per il Bene della gente, dei popoli e dell'Umanità".

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