Cena a Guardia d'onore nella grande piazza nel cuore di Ulan Bator dove sorge il palazzo di Stato, risuonano gli inni e si fanno gli onori alla bandiera, poi Papa Francesco e il Presidente della Repubblica mongola, rendono omaggio in cima alla grande scalinata alla enorme statua di Gengis Khan, che qui è chiamato padre della Patria, nel 1206 aveva fondato il più grande impero terrestre della storia umanità. A seguire, il discorso alle autorità politiche della società civile, e Francesco implora ai potenti del mondo un impegno urgente e non più rimandabile per la tutela ambientale del pianeta Terra. E in questo Paese, incastonato tra la Russia e la Cina, parla anche della guerra in Ucraina. Costruiamo insieme, dice, un futuro di pace. "Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale, in cui le tensioni siano risolte sulla base dell'incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali". "Poi il Papa arriva qui, di fronte alla Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, entra nella Gher, la tenda nomade, ce ne sono tantissime ancora nella periferia della capitale e in tutta la Mongolia. Una donna gli offre una coppa di latte avvolta da una sciarpa blu. Entra dentro dove l'attende la donna che trovò nella spazzatura una statua di legno della Madonna, la consegnò in parrocchia, è diventata la statua all'interno di questa cattedrale, ed è la statua di fronte a cui è stata consacrata a Maria la Mongolia". La messa che segue è per molti aspetti commovente, molti non riescono a trattenere le lacrime nel vedere il Papa venuto da lontano per visitare proprio loro, questa piccola comunità, sono solo 1.500 i cattolici in tutta la Nazione, una chiesa giovane e vivace, nata appena 31 anni fa nel 1992, quando arrivarono i primi missionari, e nella Nazione, che aveva subito la persecuzione religiosa, non trovarono un solo cattolico.