Che le tasse vadano pagate non lo chiede solo il Governo, non lo impone solo l'etica sociale. All'Angelus domenicale lo ha chiesto anche Papa Francesco. Occasione il Vangelo del giorno, in cui per mettere Gesù in difficoltà gli viene domandato se è giusto o meno pagare le tasse a Cesare, sottintendendo che era un invasore, ma rispondere sì o no avrebbe inevitabilmente messo in cattiva luce Gesù o col potere o con i cittadini. Gesù conosce la loro malizia e si svincola dal trabocchetto. Sulle monete c'è l'immagine di Cesare, date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, risponde Gesù. Il contributo a Cesare, spiega Francesco, va pagato. È giusto ieri come oggi pagare le tasse, ma va riconosciuto anche il contributo a Dio perché è a lui e lui solo che siamo debitori della nostra esistenza. Da una parte riconosce che il tributo a Cesare va pagato. E anche tutti noi, le tasse vanno pagate. Pagare le tasse è un dovere dei cittadini, come anche l'osservanza delle leggi giuste dello Stato. Al tempo stesso è necessario affermare il primato di Dio nella vita umana e nella storia, rispettando il diritto di Dio su ciò che gli appartiene. E al termine dell'Angelus, Francesco parla anche della detenzione nelle carceri della Libia dei pescatori di Mazara del Vallo, e si rallegra per la liberazione di padre Pierluigi Maccalli missionario italiano che era stato rapito due anni fa in Niger.