Forse si farebbe prima a dire chi non ci sarà, anche perché il nome che manca non è da poco. Il Presidente turco Recep Tayyp Erdogan, infatti, non siederà al tavolo della Conferenza sulla Libia di Parigi. Lo aveva già detto al G20 di Roma, lo ha ribadito inviando il Viceministro degli Esteri, Sedat Onal, una figura di secondo piano rispetto al parterre di ospiti che, comunque è di alto rango. Certo, anche la Russia sarà rappresentata dal Ministro Dimitri Lavrov, che è in una posizione inferiore rispetto al Presidente Putin, che aveva partecipato alle precedenti occasioni. E queste non sono buone premesse per raggiungere risultati tangibili in Libia, dove Russia e Turchia hanno un ruolo di primo piano: Mosca a fianco di Bengasi e del generale Khalifa Haftar, Ankara invece sull’altro versante, a sostegno del Governo tripolino. E questo è un altro dossier spinoso. Perché i malumori libici sono forti. Al tavolo ci sarà il Premier Abdul Hamid Dbeibeh, affiancato dalla Ministra degli Esteri Najla Mangoush, al centro di uno scontro tra il Consiglio Presidenziale ed il Governo. Insomma, le Istituzioni del Paese si presenteranno solo parzialmente. Gli obiettivi della conferenza sono ambiziosi, anche se troppe volte sono stati ribaditi dai negoziatori: elezioni il 24 dicembre prossimo, data su cui si appuntano molte perplessità e dubbi, e soprattutto, l’uscita di scena di mercenari stranieri. Queste le priorità che vedranno discutere il Vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, e la Cancelliera Angela Merkel. Oltre ai rappresentanti dei Paesi confinanti, come Tunisia, Niger e Ciad, oltre agli Emirati Arabi, che sostengono Haftar. Come del resto ha fatto anche la Francia, anche se non in modo ufficiale. Questi gli ingredienti. Da vedere che cosa riusciranno a ottenere. Quel che è certo è che una foto opportunity tra i contendenti, come a maggio del 2018, serve a poco o nulla se poi, come è già successo, una volta tornati in Patria, riprenderanno ad attaccarsi.