Grazie Trump, grazie a tutti gli Stati Uniti che hanno approvato l'atto. Rimanete a fianco di Hong Kong, la Hong Kong libera e per favore boicottate la Cina. Ecco perché sono qui. Le parole di questo manifestante rappresentano appieno l'umore della piazza dell'ex colonia britannica, dove i cittadini sono tornati a chiedere più democrazia due settimane dopo l'ultima mobilitazione. A dare forza alle loro istanze il risultato delle ultime elezioni distrettuali, che hanno visto il trionfo del fronte pan democratico. Solo brevi scontri hanno segnato quest'ultima manifestazione. Poi i dimostranti si sono radunati di fronte all'ambasciata americana per ringraziare Donald Trump. L'amministrazione Usa, infatti, ha varato una serie di misure a sostegno delle proteste con l'Hong Kong Human Rights and Democracy Act. Una mossa che va inserita sicuramente nel braccio di ferro commerciale che contrappone Pechino e Washington, ma che per chi è sceso in piazza ha un significato politico chiaro, come spiega quest'altra manifestante. Tenete sott'occhio Hong Kong e controllate cosa succede. E se qualcosa viola diritti umani penso che gli altri paesi dovrebbero denunciarlo e fare pressione sulla Cina comunista. Intanto la polizia di Hong Kong ha tolto l'assedio al politecnico dopo 13 giorni, al termine di un'altra ispezione nel campus. Un'ispezione infruttuosa, perché non sono riusciti a identificare gli irriducibili, i manifestanti che, dopo i violenti scontri con le forze dell'ordine vi si erano arroccati per evitare l'arresto. Nonostante il clima internazionale l'attenzione dei media su quel che accade nell'ex colonia, però, la tensione non dà segni di rallentamento. Anzi, le autorità locali hanno ribadito che non tollereranno altre violenze o attività illegali. Da Giugno, mese di inizio delle proteste, il bilancio è di 5890 persone arrestate e sono oltre 2600 feriti nei disordini, tra cui 470 agenti.