Una notte di fuoco e di violenze in Iran, una delle più dure degli ultimi mesi. Le immagini drammatiche che riescono a superare la censura grazie ai social restituiscono la gravità e l'entità di quanto accade realmente nel Paese. Da Izeh, nell'ovest dell'Iran, arriva la notizia che un bambino di 10 anni è stato ucciso mentre era con il padre in auto. Uomini e moto hanno aperto il fuoco di fronte a un centro commerciale uccidendo 7 persone tra cui una donna e due bambini. Secondo le autorità si è trattato di un attacco da parte di un gruppo terrorista ma la famiglia del piccolo accusa le forze di sicurezza iraniane. La rivolta non si placa. Ai mercati vuoti e silenziosi per gli scioperi fa da contraltare la rabbia. Ormai la folla dei manifestanti si riversa ovunque, nelle strade e nelle piazze, da nord a sud, fuori e dentro le città. Gli incendi illuminano la notte non solo di Teheran, le barricate trasformano in zone di guerriglia anche i piccoli centri. Il Kurdistan, dove era nata Mahsa Amini è tra le regioni in prima linea. Ogni funerale si trasforma in corteo oceanico e proteste. Qui a Saqqez si piange e si urla per un diciassettenne ucciso a Sanandaj per altre 4 vittime, come le tante di Kamyaran. Un fiume in piena che dilaga ovunque. La repressione non risparmia colpi e brutalità, si spara sulla folla. Qui le forze di sicurezza irrompono nell'università di Shiraz e massacrano a calci e pugni gli studenti barricati in biblioteca. Ma nulla, ormai, ferma la rivolta della popolazione e si teme da un momento all'altro una vera carneficina. Già quasi 400 persone sono state uccise e 16 mila arrestate.























