Un agente ad Oakland, in California, un ragazzo di 19 anni a Detroit, nel Michigan. Sono le ultime vittime delle manifestazioni che da giorni stanno attraversando gli Stati Uniti nel ricordo di George Floyd, il 46enne afroamericano che ha perso la vita durante un fermo di polizia a Minneapolis. L'uomo è rimasto a terra per 9 minuti con il ginocchio di un poliziotto sul collo. L'autopsia ha escluso una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento, ma la famiglia di Floyd ha chiesto un'altra analisi indipendente. Le immagini di quel fermo cruento che hanno fatto il giro del mondo si sono trasformate nella scintilla che ha innescato le proteste e non solo a Minneapolis. Scontri, roghi, scene di guerriglia urbana sono ormai la cronaca quotidiana in molti stati. Georgia, Kentucky, Wisconsin, Colorado e Ohio hanno mobilitato la Guardia Nazionale, seguendo l'esempio del Minnesota e sulla scia di Minneapolis, anche nelle città di Saint Paul, Louisville, Cincinnati, Portland, Denver, Columbus, è stato proclamato il coprifuoco. Ma le proteste non accennano a placarsi. I manifestanti si sono spinti fino alle porte della Casa Bianca. "Se fossero riusciti a superare la cancellata", ha commentato Donald Trump, "sarebbero stati accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose". Il Presidente degli Stati Uniti si è complimentato con gli agenti del Secret Service per la loro totale professionalità ed ha annunciato di esser pronti a far intervenire l'esercito.