In controtendenza con il resto d'Europa, che lentamente sta riaprendo i confini, allentando le misure anti Coronavirus, nel momento in cui la curva dei contagi è tale da poter dire che il peggio è passato, il Regno Unito, che per tutta la crisi non ha mai limitato o regolamentato gli ingressi nel Paese, decide di passare alle maniere forti perché ora che il mondo tornerà a muoversi il rischio diventa maggiore. Così, a partire dall'8 giugno, tutti coloro che entreranno nel Paese dall'estero, a prescindere dal passaporto, dal mezzo di trasporto o dal punto di ingresso, dovranno sottostare a una quarantena obbligatoria di 14 giorni, anche in assenza di sintomi. Una misura che verrà rivista ogni 3 settimane. “Lo facciamo adesso per evitare un secondo picco e proteggere i nostri progressi” la spiegazione del Ministro degli Interni Priti Patel. Ad attuare la nuova misura l'immigrazione che raccoglierà indirizzi e numeri di telefono e la polizia che attuerà i controlli con multe da 1000 sterline per chi non dovesse rispettare la misura da applicare in maniera rigorosa e il rifiuto di ingresso per chi dovesse rifiutarsi di dare le informazioni al confine. A giocare un ruolo anche, quando sarà in funzione, la app per tracciare il contagio, ma scaricarla sarà solo un invito. Pochissime le eccezioni: autisti di tir per garantire la catena di rifornimenti, personale medico impegnato nella lotta contro il Coronavirus, stagionali agricoli che si auto isoleranno sul posto di lavoro e chiunque arrivi dalla Common Travel Area, essenzialmente dall'Irlanda, dove la stessa misura è in vigore. Altre eccezioni verranno comunicate nelle prossime ore. Trattengono il fiato, tra gli altri, gli sportivi professionisti, i diplomatici e anche i politici, come lo stesso Boris Johnson, che a metà giugno ha in agenda un G7 negli Stati Uniti.