Referendum in Ecuador, stop alle trivellazioni in Amazzonia

21 ago 2023
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Ci sono luoghi remoti talmente diversi da farci pensare che non abbiano nulla a che fare con noi, ma non è così. La Foresta Amazzonica ecuadoriana è uno di questi. Un luogo dalla cui salute dipende il clima dell'intero pianeta. Dopo 10 anni di lotte, quasi il 60% dei cittadini dell'Ecuador fanno la storia, decidendo con un referendum di interrompere lo sfruttamento di petrolio in uno dei suoi più grandi giacimenti, il Parco Nazionale Yasuní, cuore dell'Amazzonia ecuadoriana, e che insieme al vicino territorio ancestrale Waorani, costituiscono una delle più grandi aree con maggiore biodiversità al mondo. Una vittoria storica per gli ambientalisti e per il movimento indigeno, in particolare dei waorani, il gruppo etnico più numeroso che abita lo Yasuní. Secondo la sentenza della Corte Costituzionale, lo Stato ha un anno di tempo per smantellare le strutture. Tempo che, secondo Petroecuador, è praticamente impossibile rispettare, e questo a causa dei lavori e dei protocolli che dovranno essere applicati per chiudere i pozzi e smantellare le strutture, senza contare i milioni di dollari necessari all'operazione. Per quanto riguarda le perdite, poi, le previsioni economiche del Governo immaginano un danno di 1.200 milioni di dollari l'anno di profitti dalla vendita di greggio. Lo sfruttamento petrolifero nello Yasuní era stato avviato nel 2016 dall'allora Presidente Rafael Correa, dopo aver visto fallire la sua innovativa proposta ai Paesi più ricchi di condividere i costi della salvaguardia ambientale, col pagamento all'Ecuador di 3,6 miliardi di dollari per evitare l'avvio dei pozzi nel parco. Ma in gioco qui non ci sono solo opportunità economiche e posti di lavoro, questo risultato assume un valore simbolico a livello internazionale, rilanciando una delle proposte più originali nella lotta all'emergenza climatica, ricordando quanto sottolineato dagli scienziati delle Nazioni Unite: se ci si muove con rapidità, si potrebbe salvare dalla distruzione non meno dell'80% dell'Amazzonia, ma il tempo scadrà nel 2029.

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