Rimini, hotel ospitano profughi dall'Ucraina

02 mar 2022
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"Mio marito, mio padre, il mio figlio più grande sono rimasti a combattere. Sono terrorizzata". È appena arrivata da Leopoli, città ucraina a 70 km dal confine con la Polonia, con il figlio di 13 anni. Il pensiero ai suoi familiari. La paura, un'amica ha perso il suo uomo. In questo hotel di Rimini l'accoglienza per chi scappa dalla guerra, sono soprattutto donne e bambini, il più piccolo ha 3 mesi. Lei è la nonna. "Un viaggio di quasi 30 ore. Fatica a trovare anche pullman. Ho anche un'altra figlia che è rimasta in Ucraina. Tutte le persone cercano di salvarsi. I nostri uomini sono tutti rimasti di là. Non vogliono nemmeno andare via perché là, purtroppo, non se ne parla nemmeno". All'inizio quattro o cinque, ora sono una ventina le strutture della Romagna che in pochi giorni hanno aperto spontaneamente le loro porte ai profughi malgrado le difficoltà di gestione. Molti di questi alberghi sono chiusi in questo periodo. I telefoni non smettono di squillare, nemmeno di notte dice Giosuè. Come presidente dell'associazione Rimini Sicura coordina le richieste di accoglienza. "Oggi dovremmo superare le 200 persone ospitate e stiamo riuscendo anche offrire pasti caldi per tutti. Abbiamo aperto le cucine e grazie a Dio anche i colleghi albergatori che non riuscivano ad aprire le proprie strutture stanno facendo a gara per fornirci generi alimentari, coperte". "Quali sono, adesso, le difficoltà?" "Adesso cominciamo a essere anche a corto di camere, perché giornalmente arrivano centinaia di persone. Stiamo chiedendo, stiamo facendo un appello anche ai proprietari di seconde case, per aprire le seconde case. Magari serviranno per pochi giorni ma per noi sono posti utili, perché quando arriva una telefonata alle 4 del mattino e non abbiamo una camera, la camera dobbiamo inventarcela". La solidarietà degli albergatori si intreccia a quella di vari gruppi di volontariato. Domenico è segretario di un'associazione culturale Italia-Ucraina Cerchiamo una sistemazione per chi arriva, spesso con mezzi di fortuna. "Proprio stamattina mi è arrivata una famiglia, le ragazze appena sono arrivate in in camera si sono messe a piangere e dire: voglio tornare a casa, mia voglio tornare a casa mia. Cioè, sono state strappate nella loro infanzia, nella loro adolescenza da tutto quello che era il loro mondo e portate in un altro mondo che, per quanto possa essere piacevole, non è il loro".

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