I blindati russi sono entrati in Kazakistan chiamati dal Presidente Toqaev che cerca, in questo modo, di contrastare le violente proteste che hanno travolto il governo e che vogliono spingere per un cambio di regime nel Paese. Migliaia di arrestati, decine di morti tra manifestanti e poliziotti, trasporti e comunicazioni interrotte. Nella piazza centrale di Almaty, capitale industriale ed epicentro delle proteste, la polizia ha sparato su decine di manifestanti. In un'altra zona del Paese due poliziotti sono stati decapitati. Il Paese, ricchissimo di giacimenti energetici, stretto alleato di Mosca ma anche importantissimo partner dell'Europa, si trova sull'orlo di un inedito caos. Le manifestazioni erano iniziate per l'aumento del prezzo del GPL, per autoveicoli, che ha causato anche un aumento generale dei prezzi alimentari. Ma in pochissimi giorni hanno assunto il carattere della rivolta contro un regime monopartitico e contrario ad ogni opposizione, che dura da 30 anni, da quando il Paese è diventato indipendente dall'Unione Sovietica. Ora la paura delle autorità kazake e l'accusa fatta da Mosca è che dietro a diversi gruppi di manifestanti armati ci siano organizzazioni islamiste provenienti da Afghanistan, Pakistan ed altri Paesi del Centro-Asia. Anche l'Europa guarda con preoccupazione a quanto sta avvenendo: il capo della diplomazia europea Borrell ha chiesto ai russi di agire rispettando però la sovranità del Paese ed ha invitato tutte le parti a cessare ogni violenza. Ma a parte gli appelli di Bruxelles la strada dello scontro armato e della repressione sembra ormai intrapresa. Il governo ha infatti riabbassato il prezzo del GPL che rimarrà calmierato almeno per altri 6 mesi. Ma non è bastato a riportare la calma.