Nella sua prima uscita pubblica davanti ad un giudice Hadi Matar il ventiquattrenne che la settimana scorsa ha assalito con un coltello Salman Rushdie, ha ribadito in tribunale il proprio pensiero sull'aggressione. Il ragazzo si è dichiarato, nuovamente, non colpevole; lo aveva già fatto dopo il suo arresto, quando il procuratore aveva chiesto l'arresto senza cauzione e il 24enne, in attesa del processo, rimarrà in carcere. Il giudice ha infatti confermato la detenzione senza cauzione. La preoccupazione dell'accusa è che anche se venisse fissata ad un milione di dollari potrebbe esserci qualcuno disposto a pagarla per liberare Matar. La prossima udienza del processo per l'aggressione a Rushdie si terrà il 22 settembre sempre a Mayville, nello stato di New York, il capo d'accusa su cui dovrà difendersi è quello di tentato omicidio di secondo grado, con il rischio di ottenere una pena massima di 25 anni di carcere. La strategia difensiva dettata dal suo legale, assegnato d'ufficio, mira a mostrare Matar come un lupo solitario, che ha agito e attaccato da solo, senza eseguire ordini o indicazioni di altri; al contrario di ciò che la maggior parte dei media americani aveva ipotizzato, legandolo al gruppo della rivoluzione iraniana. Lo stesso Matar, nel corso di un'intervista esclusiva al New York Post dopo aver criticato Rushdie, che a suo dire ha screditato i valori dell'Islam, si è detto non in contatto con l'Iran, pur elogiando comunque la figura dell'ayatollah Khomeini che, nel 1989, lanciò la fatwa contro Rushdie alla quale segui una taglia di 3 milioni di dollari sulla sua testa, una taglia che forse Matar sperava di raccogliere; tant'è che lo stesso 24enne si è detto sorpreso che lo scrittore fosse sopravvissuto al suo attacco.