Russiagate, Kushner: nessun legame inappropriato con Mosca

25 lug 2017
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Fiero di suo genero: Donald Trump affida queste parole la portavoce della Casa Bianca per esprimere la sua soddisfazione per l’audizione di Jared Kushner che ieri ha testimoniato a porte chiuse di fronte alla Commissione di Intelligence del Senato per fare chiarezza sui suoi quattro incontri durante la campagna elettorale nel periodo di transizione con esponenti del Governo russo. Tutto nella norma, precisa Kushner, che insiste sulla sua assoluta buona fede. “Nulla di improprio, né da parte mia né da parte di altri membri dello staff della campagna”, ha precisato il marito di Ivanka, negando anche di aver mai utilizzato finanziamenti russi per i suoi affari anche se poi in serata il Guardian ha pubblicato una storia su suoi legami con un immobiliarista russo, accusato di riciclaggio. Nulla di confermato, però, e così il genero del Presidente ha portato avanti la sua linea di difesa dando anche ulteriori dettagli sull’incontro dello scorso giugno del figlio di Trump, Donald Junior, con un’avvocatessa russa cui anche lui aveva partecipato: “non sapevo che fosse un meeting organizzato anche per avere informazioni compromettenti su Hillary Clinton”, ha precisato Kushner rivelando di aver inviato anche una mail alla sua assistente, dieci minuti dopo l’inizio dell’incontro, chiedendole di chiamarlo per dargli una scusa per uscire. Oggi sosterrà la sua versione anche di fronte alla Camera dei Rappresentanti con la speranza di chiudere così, almeno per adesso, il capitolo del Russiagate che lo riguarda, anche se l’inchiesta va avanti e domani di fronte al Congresso ci saranno invece proprio Donald Junior e Paul Manafort, l’ex capo della campagna di Trump, sospettato per alcuni finanziamenti ricevuti da Mosca. Secondo Trump, però, tutto questo continua ad essere solo un’enorme caccia alle streghe, tanto che via Twitter il Presidente si domanda perché il suo assediato ministro della Giustizia, Jeff Sessions e il Congresso, non abbiano mai indagato invece sulle 33.000 e-mail cancellate e sui legami con la Russia della sua ex avversaria per la Casa Bianca, Hillary Clinton. Non a caso più passano le ore, più aumentano le critiche, più si fanno insistenti le voci di una possibile imminente sostituzione di Sessions con l’ex sindaco di New York e alleato della prima ora di Trump, Rudolph Giuliani.

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